25 settembre 2012

"Perchè i finestrini degli aerei non si possono abbassare?"



Questo cretino è il tizio che si sta candidando a manovrare i codici della valigetta nucleare. Non so se mi spiego.

23 settembre 2012

Questi odori

Quando esco di casa, il primo odore che mi raggiunge è quello dolciastro della merda che si secca sul marciapiede sotto casa, latrina comune di cani liberi, cani al guinzaglio, e barboni troppo disorientati per sapere dove sta un cesso. Misto all'odore di merda, se il vento è quello di mare, mi arriva il salmastro dal fondo del vicolo, che termina nello spechio d'acqua dal quale partono gli aliscafi. Quest'odore mi da gioia, e chiudo il cancello salutando la bella giornata che inizia, perchè è sempre bello quando inizia la mia napoleide con l'odore del mare. Faccio pochi passi e ciaffo con i piedi nell'acqua che la pescheria spande abbondantemente, mentre i lavoranti puliscono i bidoncini, e non faccio niente per evitare le pozzanghere, io adoro camminarci dentro. E qui l'odore di pesce mi raggiunge quatto quatto, e poi mi segue per un bel pò dopo che ho attraversato la strada, e mi ricorda di quanto io ami quell'odore e di quanto poco apprezzi quando quela roba viene cucinata. A questo punto, mi infilo nel vicolo di fronte, buio e stretto tra palazzi troppo alti e troppo antichi, aspirando l'odore di vecchia cantina umida, e salgo delle scalette di piperno, aggrappate ad una murata, quasi immergendomi tra i panni stesi della signora che lì abita al primo piano, e annuso il pulito. E quando emergo al di sopra del muro di sostegno il contrasto mi stona, perchè sulla strada ecco l'odore delle automobili, e delle moto, e degli autobus, e il gas mi entra profondamente dentro. Faccio pochi passi cercando di respirare meno che si può, e supero il bar dal quale esce profumo di caffè, e dato che fa angolo con l'incrocio, e io giro a destra, me lo godo sia lungo una strada che lungo quella successiva, e subito mi fa venire voglia di bermene una tazzina, e sono solo pochi minuti che ho preso quello che ho preparato io a casa. Entro nella vecchia stazione liberty della metropolitana, e c'è l'odore dei detersivi che usano per lavare i pavimenti (ma stanno lì sempre a lavare quando passo io?), del grasso delle scale mobili ormai ferme da mesi, e dei cornetti caldi che il bar espone nella vetrina. Sbuffando, perchè c'è da salire parecchio a piedi, arrivo al piano dei binari, e lì mi arriva il profumo dei fiori e delle piante spontanee che pendono dal terrapieno: se è una bella giornata, mi avvicino ai fiori, e me li guardo, e faccio foto al lampione di ghisa, scassato e mai più aggiustato, che pende dal muro di sostegno. Quando arriva la metro, e ci salgo, mi accoglie la puzza dei piedi, delle ascelle, della plastica dei sediolini, dei cappotti umidi se sta piovendo, dell'odore di chiuso che esce dai bocchettoni dell'impianto del clima, e non riesco mai a concentrarmi del tutto su quello che mi porto da leggere perchè intanto devo separare un odore dall'altro, farlo a fette, e capirne l'origine a occhi chiusi. E in galleria, se ci sono i finestrini abbassati, mi arriva l'odore del ferodo, e della ruggine dei freni, e della plastica di un cavo elettrico che da qualche parte si sta bruciando, minacciando di mandare tutto in corto. Riemerso alla luce, dall'altra parte della città, mi accendo finalmente il sigaro, lo aspiro piano, ne contrasto il sapore con quello del caffè, ne avvicino la corona alle narici, per sentire l'odore del fumo che mi attraversa il cranio con una scossa, e riprendo a camminare tra altre pozzanghere, altra merda, altra erba che secca, altri tubi di scappamento, altri corpi umani che per troppi giorni hanno dormito per strada.
Portatemi bendato da qualche parte, e vi indovinerò dove siamo semplicemente dall'odore. Il Vomero in autunno profuma delle foglie che vengono giù dai platani, e di gelaterie affollatre anche fuori stagione. Fuorigrotta sa degli oli di bitume che cuociono sotto il sole. Piazza dei Martiri profuma di piperno e sanpietrini, che lottano col marmo. Via Roma sa dei profumi zuccherini di ragazze troppo in carne, piuttosto improvvisate come veline. Port'Alba odora di carta che si impolvera, e carta oleata imbrattata di salsa. Via dei Tribunali sa di pizza, e fritti che ti afferrano alla gola, e ti fanno inghiottire saliva. I Quartieri Spagnoli sanno di gas di scarico di motorini, e di panni stesi, e aria fresca che scende da San Martino. L'Arenaccia profuma di cucinato casalingo, il cui odore ti raggiunge scendendo dalle case al primo piano, o direttamente dai bassi al livello della strada. Via Atri sa di colla per il legno, e vecchi mobili che vengono restaurati. Piazza Bellini sa di canne, e dell'odore dolciastro di macchie di umido di birra che asciugano. Via Bausan profuma di texmex, e salsine della cucina brasiliana, e odoridi giardini nascosti dalle parti dell'Ascensione a Chiaia. Il Vasto puzza del sudore dei corpi umani stretti l'uno sull'altro, facchini e neri che si affannano con le loro mercanzie in groppa, spezie orientali e kebab.
Portatemi bendato da qualche parte, e vi dirò dove siamo. Adesso conoscete il mio segreto. Portatemici bendato, e io annuserò l'aria. Non lasciate che io apra gli occhi, e io vi indovinerò dove siamo semplicemente dall'odore di questo corpo. Del corpo che fa uno col mio, e che è la mia dissolutezza.

09 settembre 2012

Cosa leggo stasera?

Ora devo scegliere che leggere.
Io ho letture da cesso, letture da terrazzo, letture da metropolitana e letture da letto.
Al cesso cosine facili come riviste: l'espresso, sette, le scienze, wired, gq. tranne l'internazionale, quello fa molto animale urbano di sinistra, e quindi è buono per la metropolitana.
Sul terrazzo: saggi divulgativi di matematica e fisica, il giornale il sabato e la domenica.
In metropolitana: l'internazionale, come dicevo sopra, e poi libri di analisi numerica, articoli di riviste di ingegneria idraulica, saggi politici e storici, romanzi pesanti (che sottolineo pure).
A letto: saggi di napoletanistica teorica ed applicata, romanzi leggeri (che non sottolineerò, anche perchè è difficile stando sdraiati sulla schiena, e poi tingerei le lenzuola), biografie.

E so già cosa volete sapere. No, non devo andare al cesso.

04 settembre 2012

No concept



Tempo fa mi hanno regalato il disco di Giovanni Allevi: "no concept" (Ricordi, 2005). Dall'immagine che ho usato sopra, volutamente neutra, vi sarà immediatamente chiaro cosa io pensi di questo disco senza infamia e senza lode, e perciò non mi dilungherò a parlarne o a farne una critica.
Da lettore, tuttavia, volevo appuntare la vostra attenzione su alcune frasi, evidentemente di Allevi, che sono stampate sul pieghevole allegato al disco. Si può così leggere:
"Ho coltivato nel mio spirito un giardino di rose;
l'ho nascosto dentro una scorza dura.
Fuori ho messo un cartello per vietare l'ingresso ai cattivi:
NO CONCEPT";
ed inoltre:
"Stiamo tornando nel Rinascimento italiano, dove l'artista deve essere
un pò filosofo, un pò inventore, un pò folle,
deve uscire dalla torre d'avorio e avvicinarsi al sentire comune."

Non ho mai letto niente di così assurdamente pretenzioso da parte di qualcuno che si dedichi alla musica.

01 settembre 2012

Il libro che ho letto...





Le cose alle quali tenevi di più, ti decidi un bel giorno a parlarne sempre meno, devi fare uno sforzo quando ti ci metti. Ne hai le scatole piene di ascoltarti sempre cianciare... Tagli via... Rinunci... E' da trent'anni che stai a cianciare... Non ci tieni più ad avere ragione. Ti molla la voglia di tenerti anche il posticino che t'eri riservato tra i piaceri... Ti viene lo schifo... Basta ormai mangiare un pò, scaldarsi un pò e dormire più che si può sulla via del nulla assoluto. Bisognerebbe per ritrovare degli interessi inventarsi delle nuove smorfie da eseguire davanti agli altri... Ma non hai più la forza di cambiare il repertorio. Farfugli. Cerchi ancora dei trucchi e delle scuse per restare là con loro, gli amici, ma la morte è lì anche lei, fetente, al tuo fianco, tutto il tempo adesso e meno misteriosa d'un mazzo di carte. Ti restano preziose solo le pene minute, quella di non aver trovato il tempo fin che era vivo d'andare a trovare il vecchio zio a Bois-Colombes, con la sua canzoncina che s'è spenta per sempre una sera di febbraio. E' tutto quello che hai conservato della vita. Questo piccolo rimpianto atroce, il resto l'hai più o meno vomitato lungo la strada, con molti sforzi e pena. Non sei altro che un lampione di ricordi all'angolo di una strada dove non passa già quasi più nessuno.


Viaggio al termine della notte, L.-F. Cèline, Corbaccio.