Così, avendo una mezzoretta di tempo a disposizione, mi sono inerpicato lungo la stretta scalinata che dal livello della Galleria 4 Giornate porta qualche metro più su, dove c'è il colombario romano che tradizionalmente viene indicato come tomba di Virgilio. Che Virgilio fosse stato sepolto a Napoli, è sicuro: c'era vissuto, qui era stato sereno, vi aveva studiato, e forse aggiornato tutti quei brani dell'Eneide che avevano come sfondo la natura dei Campi Flegrei. Che l'attribuzione di quel certo colombario a sua tomba non fosse totalmente campata in aria, pure è sicuro: si sa che la tomba era posta sul secondo miglio della via Puteolana. Un pò come dire non lontano dall'inizio della Riviera di Chiaia, ed è vero che ci troviamo alla fine della Riviera, subito dopo la Torretta, ma non siamo certo a Capo Posillipo. Che la tomba avesse un significato per molte persone fededegne, è strasicuro: Stazio, Plinio il Giovane, Silio Italico (che ci tornava il 15 ottobre, giorno della nascita di Virgilio), Petrarca, Boccaccio.
La tomba di Virgilio, se non ci siete mai stati, potreste probabilmente immaginarla come un inglese del '700, canti ossianici sotto braccio e guida del Grand Tour in mano, immaginava dovesse essere una tomba romana in rovina.
Invece ha quest'aspetto qui. Serenamente anonimo, circondata dal verde e dal silenzio, pur se adesso nel pieno centro della città, non lontano dal traffico di Mergellina. E la collina, qualche metro più su, è coltivata a limoni e vigne (la vedete la casa in cima, nella foto, con il suo giardino digradante?), per cui invidio i tre pensionati che ci vivono zappettando i loro quattro metri quadri di terra.
Il piccolo parco che la circonda (che per inciso contiene anche il cenotafio di Leopardi per cui, se siete malati di poesia, andateci) è piuttosto curato. La visita vale la pena anche solo per la terrazza immediatamente al di sopra del colombario, e che fornisce un punto di vista dal quale godere, seminascosto dal verde, un panorama mozzafiato del Golfo, Castel dell'Ovo e il Vesuvio.
Io, per parte mia, ci sono andato per soddisfare una curiosità. Mesi fa, quando visitai per la prima volta la tomba di Virgilio, mi trovai davanti alla sorpresa di un tripode di bronzo, collocato nella tomba, con all'interno resti di alloro, petali di rose e cenere. La prima cosa cui mi venne da pensare è che quelli fossero resti di offerte. Avevo infatti sentito di un certo revival delle religioni gentili (ad esempio il
dodecateismo, o
la via romana agli dei), e subito pensai che quei petali ne fossero la testimonianza. Successivamente, mi sono imbattuto in una serie di leggende, poco note oggi, ma a quanto pare molto famose in Europa durante il medioevo, che rendevano Virgilio una specie di Merlino ante-litteram, protagonista di miracoli e magie a beneficio della città di Napoli: tali leggende erano probabilmente il frutto del ricordo di un vero e proprio culto della figura di Virgilio (e le visite periodiche di Silio Italico alla tomba di Virgilio farebbero pensare proprio a qualcosa del genere). Ne avevo concluso, frettolosamente, che quello che starebbe avvenendo adesso sarebbe una ripresa colta, in chiave neopagana, di antiche tradizioni popolari napoletane: ripresa sterile e forzosa, nel mio giudizio formulato lì per lì, come è sterile e sforzata la ripresa della festa di Piedigrotta da parte della Iervolino.
Beh, sono stato clamorosamente smentito dalla mia seconda visita. Il tripode, questa volta, era pieno di bigliettini di carta, strappati da quaderni, o anche ricavati da cleenex. Scritti in diverse ligue (caratteri cirillici, francese, inglese, tedesco, spagnolo, latino, italiano, napoletano), recavano saluti, parole di ricordo, ma anche preghiere. C'era così la ragazza che chiedeva (a Virgilio!) di potere trovare un fidanzato e formare una famiglia. C'era chi chiedeva salute. Ce n'erano un paio che chiedevano per sè più creatività per il mestiere intellettuale che facevano, come se Virgilio fosse un santo protettore dei poeti. E poi bigliettini di fidanzati, che insieme celebravano Virgilio e insieme il loro amore.
Perciò, ora posso dire che intorno alla tomba di Virgilio si è sviluppato, forse di recente, forse proprio stimolato dai resti di riti neopagani, qualcosa a metà tra il pellegrinaggio sentimentale e il vero e proprio culto popolare. Culto colto, mi ha suggerito mio fratello. E comunque parente di altri culti popolari che possono essere ritrovati ancora a Napoli, o che potevano essere ritrovati fino a poco tempo fa: le anime del Purgatorio, San Gennaro, San Raffaele e il bacio del suo pesce, i riti della notte di San Giovanni, le lettere con le richieste attaccate sull'albero di Natale alla Stazione Centrale o nella Galleria Umberto I. E solo adesso ho scoperto che la cosa aveva già interessato i giornali nei mesi addietro (per esempio
qui).
E credo che la cosa, nei prossimi mesi, potrebbe avere ulteriori evoluzioni...