10 settembre 2010

Poesie zen

Gli haiku sono composizioni poetiche giapponesi, composte di pochi versi, e caratterizzate da un numero caconico di sillabe, a seconda del genere, nelle quali si esprime l'eleganza dello spirito Zen. Negli haiku si alternano osservazioni sulla natura, sul divagare dei pensieri del poeta, sulla vita di relazione o su quella dello spirito, ma sempre espresse in forma suggestivamente breve: lungi dall'essere compatti, gli haiku sono delicatamente rarefatti, e il lettore riempie in uno squarcio di luce del proprio occhio interiore il nitore di una pagina lasciata asciutta dal poeta. Volevo che voi condivideste con me il piacere di lasciarvi invadere da queste intuizioni in tre versi, che sono gli haiku, leggendone qualcuno di quelli che ho amato di più. Buona lettura.


DOGEN (1200-1253)

Venendo, andando, l'uccello acquatico
Non lascia traccia,
Né ha bisogno di una guida.

***

BASHO (1644-1694)

La pesca del cormorano:
quanto è eccitante,
quanto è triste.

Fine d'anno:
ancora col cappello di paglia
e con i sandali.

Vecchio stagno,
salto e tonfo -
una rana.

Una gatta
così magra
nutrita d'orzo e d'amore.

Malato durante un viaggio -
sui campi riarsi
i sogni vanno errando.

Tomba, piegata
al vento d'autunno -
i miei singhiozzi.

***

KIKAKU (1661-1707)

Possa chi porta
fiori questa notte,
avere la luce della luna.

Foglia
dell'igname:
il mondo d'una goccia di pioggia.

Cancello di santuario
attraverso la nebbia mattutina -
un rumore di onde.

***

BUSON (1715-1783)

Un brivido improvviso -
nella nostra camera il pettine
della moglie morta, sotto i piedi.

Sugli iris,
lento planare
d'un nibbio.

***

ISSA (1763-1827)

Lucciole
entrano nella mia casa,
non le sdegnare.

Io parto -
ora potete fare all'amore
mosche mie.

***

JOSO (1662-1704)

Non bisogna
attaccarsi alle cose -
rana che galleggia.

***

SHUSHIKI (1669-1725)

Dopo il sogno,
com'è reale
l'iris.

***

MASAHIDE (1657-1723)

Il tetto s'è bruciato -
ora
posso vedere la luna.

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