Per una volta la Lega ha ragione: non c'è alcuna possibilità che i rifiuti di Napoli possano uscire dalla Regione. Perché non c'è alcuna possibilità che i rifiuti di Napoli cambino codice CER. Altrimenti sarebbe un pòcome trasformare l'acqua in vino. Il che, a meno che non sia un miracolo, è un imbroglio.
Riguardo al divieto di fare uscire dalla Campania il rifiuto urbano qui prodotto, devo farvi osservare che l’art. 182 del D.Lgs. n. 152/2006, al comma 3, stabilisce che “È vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali, qualora gli aspetti territoriali e l’opportunità tecnico economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano”, almeno nella forma recentemente modificata dal Decreto Legislativo 205/2010.
Cioè, la munnezza campana, compresa quella napletana, dalla Campania non può e non deve uscire. Ed oggi, per legge, non si potrebbe fare qualcosa come quello che l'Emilia Romagna fece nel 1995, e cioè accogliere diverse migliaia di tonnellate di rifiuti prodotti a Milano.
Data la limpidezza della cosa, perchè la Lega si sta assestando su una sorta di linea del Piave (al contrario)? Perchè sta tentando di difendere un principio di legalità, al quale da più parti si chiede di soprassedere, mediante la distorsione dell'uso dei codici CER. Il codice CER è un numero di identificazione, istituito con Decione Comunitaria dalla Commissione Europea, che serve a classificare il tipo di rifiuto: i rifiuti urbani sono classificati con codice CER 20. Come voi facilmente potete immaginare, se prendete la munnezza e la sminuzzate, quella sempre munnezza rimane. Beh, quello che si sta da più parti chiedendo al Governo, è di dare un indirizzo interpretativo secondo il quale se sminuzzate in un impianto di tritovagliatura la munnezza, da munnezza che è (CER 20) la fate diventare "rifiuto prodotto da impianti di trattamento dei rifiuti" (CER 19), il quale può invece essere prtato fuori regione per motivi che qui non vi sto a spiegare.
Ovviamente, la sminuzzatura non è un vero trattamento del rifiuto, perchè di fatto lo lascia tal quale (sentenza TAR Lazio Sez. I Ter, 31 maggio 2011 n°4195). E per farvi capire il CER 19 a che tipo di trattamenti fa riferimento, ricopio per voi:
- rifiuti da incenerimento o pirolisi dei rifiuti
- rifiuti prodotti da specifici trattamenti fisico-chimici di rifiuti industriali
- rifiuti stabilizzati/solidificati
- rifiuti vetrificati e rifiuti di vetrificazione
eccetera. Insomma, niente sminuzzamento.
Dunque, che fare? Nell'immediato, bisogna aprire o riaprire ai rifiuti napoletani le discariche campane che non li accolgono più, e predisporre il sistema di compensazioni ambientali relativo: questo per tamponare l'emergenza, nei prossimi mesi. Infine, accelerare la realizzazione dell'inceneritore di Napoli Est: su questo punto De Magistris dovrà cedere, con le cattive, se non con le buone. E finanziare la differenziata porta a porta anche nel centro storico e nelle periferie: perchè a Napoli, nei tre quartieri-pilota dove la differenziata è partita da tempo, essa ha avuto successo, e di fatto in questo momento la munnezza non c'è (cosa che ai telegiornali non dicono). Per esempio, ai Colli Aminei, dove abita mio zio (che mi ha testimoniato che l'immondizia non c'è), la differenziata è stata nel 2010 sull'allucinante media del 70%: come dire che se ai napoletani date i cassonetti, loro cominciano anche a volergli bene.
Chi finanzierà queste operazioni a costo non-zero? Col massimo della chiarezza, mi pare di poter dire che, con le buone o con le cattive, questa cosa la dovranno fare alcune Regioni del Nord, come parziale risarcimento dei problemi generati dallo smaltimento clandestino in Campania dei rifiuti tossici settentrionali: l'epidemia di alcuni tumori nelle province di Napoli e Caserta, ben oltre le medie nazionali (dati certificati OMS) ha origini che sono ora ben note. Del resto, con la pelosa strionzaggine che ha, Bossi saà certamente più disposto a sganciare quattrini che a fare salire sacchette.
Certo, direte voi, tutto facile. E perchè ciò non è stato fatto? Come vi è chiaro, differenziata o no, almeno una parte dell'immondizia non può che andare a discarica. Attualmente non sembra facile aprire discariche all'interno del Comune di Napoli. Per capire perchè vi do qualche dato. La Provincia di Napoli ha una superficie di 1171 kmq, pari a meno del 9% della superficie della Campania. Ma ha 3 dei 5 milioni di abitanti della regione, vale a dire il 60%. A sua volta, il Comune di Napoli ha una superficie di 117 kmq, con un milione di abitanti: cioè il 20% degli abitanti della Campania in meno dell'1% della superficie. E molte delle sue aree a verde già sono state ridotte a immondezzaio.A Napoli c'erano alcune discariche (esempio: Pianura) le quali sono state chiuse da tempo perchè sature. Delle sette attualmente aperte in Campania, due sono in provincia di Napoli: Chiaiano, quasi satura, e Terzigno, che però a seguito delle proteste degli abitanti non accoglie più i rifiuti di Napoli. E Chiaiano si trova praticamente in città, vicino all'area protetta degli Astroni, e a un paio di chilometri dalla Zona Ospedaliera (Cardarelli in testa).
Le cinque discariche rimanenti non accettano i rifiuti di Napoli. Perchè la Campania non vuole l'immondizia di Napoli. Anzi, non vuole neanche l'immondizia di Salerno (che la differenziata la fa da tempo, e con successo, ma che fra breve si troverà nei guai). I campani non vogliono che Napoli diventi un loro problema, sono stufi di essere confusi con i napoletani ("non sono napoletano, sono cilentano/irpino/sannita") con i quali non hanno in comune neanche il dialetto. Perchè la cosa che non passa sui telegiornali, e a me pare incredibile di quanto sia scarsa la perizia con la quale la realtà viene raccontata alla nazione, è che in Campania è in atto una guerra tra centro e periferia. In particolare, tra un centro povero, abitato densamente, severamente colpito dalla criminalità,e una periferia più ricca, scarsamente abitata, e che se potesse se ne andrebbe con qualcuna delle regioni confinanti (i cilentani vgliono andarsene con la Basilicata, i sanniti con la Puglia).
E io, che la mattina faccio lo slalom tra montagne di immondizia, in questa guerra anche culturale ci vado di mezzo.
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