Quando esco di casa, il primo odore che mi raggiunge è quello dolciastro della merda che si secca sul marciapiede sotto casa, latrina comune di cani liberi, cani al guinzaglio, e barboni troppo disorientati per sapere dove sta un cesso. Misto all'odore di merda, se il vento è quello di mare, mi arriva il salmastro dal fondo del vicolo, che termina nello spechio d'acqua dal quale partono gli aliscafi. Quest'odore mi da gioia, e chiudo il cancello salutando la bella giornata che inizia, perchè è sempre bello quando inizia la mia napoleide con l'odore del mare. Faccio pochi passi e ciaffo con i piedi nell'acqua che la pescheria spande abbondantemente, mentre i lavoranti puliscono i bidoncini, e non faccio niente per evitare le pozzanghere, io adoro camminarci dentro. E qui l'odore di pesce mi raggiunge quatto quatto, e poi mi segue per un bel pò dopo che ho attraversato la strada, e mi ricorda di quanto io ami quell'odore e di quanto poco apprezzi quando quela roba viene cucinata. A questo punto, mi infilo nel vicolo di fronte, buio e stretto tra palazzi troppo alti e troppo antichi, aspirando l'odore di vecchia cantina umida, e salgo delle scalette di piperno, aggrappate ad una murata, quasi immergendomi tra i panni stesi della signora che lì abita al primo piano, e annuso il pulito. E quando emergo al di sopra del muro di sostegno il contrasto mi stona, perchè sulla strada ecco l'odore delle automobili, e delle moto, e degli autobus, e il gas mi entra profondamente dentro. Faccio pochi passi cercando di respirare meno che si può, e supero il bar dal quale esce profumo di caffè, e dato che fa angolo con l'incrocio, e io giro a destra, me lo godo sia lungo una strada che lungo quella successiva, e subito mi fa venire voglia di bermene una tazzina, e sono solo pochi minuti che ho preso quello che ho preparato io a casa. Entro nella vecchia stazione liberty della metropolitana, e c'è l'odore dei detersivi che usano per lavare i pavimenti (ma stanno lì sempre a lavare quando passo io?), del grasso delle scale mobili ormai ferme da mesi, e dei cornetti caldi che il bar espone nella vetrina. Sbuffando, perchè c'è da salire parecchio a piedi, arrivo al piano dei binari, e lì mi arriva il profumo dei fiori e delle piante spontanee che pendono dal terrapieno: se è una bella giornata, mi avvicino ai fiori, e me li guardo, e faccio foto al lampione di ghisa, scassato e mai più aggiustato, che pende dal muro di sostegno. Quando arriva la metro, e ci salgo, mi accoglie la puzza dei piedi, delle ascelle, della plastica dei sediolini, dei cappotti umidi se sta piovendo, dell'odore di chiuso che esce dai bocchettoni dell'impianto del clima, e non riesco mai a concentrarmi del tutto su quello che mi porto da leggere perchè intanto devo separare un odore dall'altro, farlo a fette, e capirne l'origine a occhi chiusi. E in galleria, se ci sono i finestrini abbassati, mi arriva l'odore del ferodo, e della ruggine dei freni, e della plastica di un cavo elettrico che da qualche parte si sta bruciando, minacciando di mandare tutto in corto. Riemerso alla luce, dall'altra parte della città, mi accendo finalmente il sigaro, lo aspiro piano, ne contrasto il sapore con quello del caffè, ne avvicino la corona alle narici, per sentire l'odore del fumo che mi attraversa il cranio con una scossa, e riprendo a camminare tra altre pozzanghere, altra merda, altra erba che secca, altri tubi di scappamento, altri corpi umani che per troppi giorni hanno dormito per strada.
Portatemi bendato da qualche parte, e vi indovinerò dove siamo semplicemente dall'odore. Il Vomero in autunno profuma delle foglie che vengono giù dai platani, e di gelaterie affollatre anche fuori stagione. Fuorigrotta sa degli oli di bitume che cuociono sotto il sole. Piazza dei Martiri profuma di piperno e sanpietrini,
che lottano col marmo. Via Roma sa dei profumi zuccherini di ragazze troppo in carne, piuttosto improvvisate come veline. Port'Alba odora di carta che si impolvera, e carta oleata imbrattata di salsa. Via dei Tribunali sa di pizza, e fritti che ti afferrano alla gola, e ti fanno inghiottire saliva. I Quartieri Spagnoli sanno di gas di scarico di motorini, e di panni stesi, e aria fresca che scende da San Martino. L'Arenaccia profuma di cucinato casalingo, il cui odore ti raggiunge scendendo dalle case al primo piano, o direttamente dai bassi al livello della strada. Via Atri sa di colla per il legno, e vecchi mobili che vengono restaurati. Piazza Bellini sa di canne, e dell'odore dolciastro di macchie di umido di birra che asciugano. Via Bausan profuma di texmex, e salsine della cucina brasiliana, e odoridi giardini nascosti dalle parti dell'Ascensione a Chiaia. Il Vasto puzza del sudore dei corpi umani stretti l'uno sull'altro,
facchini e neri che si affannano con le loro mercanzie in groppa, spezie
orientali e kebab.
Portatemi bendato da qualche parte, e vi dirò dove siamo. Adesso conoscete il mio segreto. Portatemici bendato, e io annuserò l'aria. Non lasciate che io apra gli occhi, e io vi indovinerò dove siamo semplicemente dall'odore di questo corpo. Del corpo che fa uno col mio, e che è la mia dissolutezza.
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