10 ottobre 2012

Perle di filosofia

Oggi, come faccio spesso, scartabellavo tra i libri che don Ciro, il mio spacciatore di fiducia (ne ho già parlato qui, ma anche qui), dispone sugli scaffali arrangiati del suo negozio improvvisato (in un luogo della città che ha chiesto di non rendere riconoscibile perchè altrimenti la Finanza si potrebbe interessare a lui). Chissà come, il discorso è caduto sulle elezioni, manco ricordo se si parlasse di primarie del PD o quant'altro.
"Io nun vaco a votà" ha detto. "E poi uno non sa che votare, potrebbe sbagliare." Era filosofico e, a quel che ne so, è uno che non beve, per cui mi sono interessato e l'ho guardato interrogativo. "Mo'vedete per esempio de Magistris, pareva tanto buono...", e invece?, "... e quello ha fatto togliere tutti gli ambulanti da Piazza Garibaldi..." Una pausa per creare in me la giusta suspense: "Se lo votavo potevo sbagliare!" Gli ho fatto capire che il suo ragionamento, in effetti, non faceva una piega.
Quindi, ha concluso, ribadendo la sua funzione storica, che lo ha quasi trasformato in un elemento del territorio o in un pezzo forte dell'arredo urbano: "Io nun vaco a votà. Tanto chi saglie saglie, io sto sempre cca' a vennere libri."

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