23 dicembre 2012

Il teschio sulla colonnina


Lo guardo sempre di sfuggita, ogni volta che passo e c'è quella porta aperta. Ma è solo un attimo: devo camminare oltre e non fermarmi, perchè si tratta pur sempre di una casa, e tu ci puoi giusto buttare uno sguardo distratto, non puoi piantarti lì a osservare. Dalla porta aperta del basso si intravede sullo sfondo uno di quei mobili soggiorno anni '50 con specchiera, di quelli orrendi, dai quali qualche vecchia zia provvidamente faceva sempre saltare fuori una bottiglia di Strega, le caramelle, e i bicchieri del servizio buono. E poi di fianco al mobile i fornelli di una compatta cucina moderna. E le sedie da cucina e l'incerata sul tavolo. Senza ordine, la casa me la studio per pezzi, ogni volta che l'occhio di sfuggita si posa su un nuovo dettaglio. Il gabinetto con la porta a soffietto accanto ai fornelli della cucina. Il televisore appeso a un braccio ancorato nel muro. Un lampadario finto antico. L'unico abitante: un uomo tarchiato e con gli occhiali, con i baffi come Hulk Hogan, in canottiera e bandana tutto l'anno. Un cane che esce ed entra dal basso. Una pianta nel vicolo, immediatamente fuori la porta.
E poi questa testa, proprio sull'ingresso. Una colonnetta di quelle che le nonne tenevano in un angolo della stanza da letto, con sopra la Madonna di Lourdes. E al posto della madonnina, un teschio. Di pietra, a grandezza naturale, rivolto verso il vicolo, che osserva fuori con le sue orbite vuote. E io non so se protegga la casa, o sia utilizzato per trarne auspici, magari con strani diesgni tracciati intorno. A volte penso che, guardando fuori, mi interroghi mentre passo.

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