03 gennaio 2011

Uno contro 60 milioni: non è leale!

Per motivi che non vi sto a dire, stasera non mangio a casa mia, e quindi non ho il controllo pieno, consapevole e informato del telecomando. Ed è serata di Grande Fratello. Per cui mi devo sorbire la solita lagna fatta di corna, pianti, zizzone e bonone varie, telefonate di genitori presenti e assenti. A un certo punto si è avuto il colmo quando uno dei ragazzi della casa ha ricevuto una lettera dal padre che lo aveva abbandonato quando aveva 12 anni, e subito ho avuto il sospetto che il prudente genitore si fosse fatto risentire quando ha avuto l'impressione che il figlio stesse per farsi una cosarella di soldi.
Le ho provate tutte con i miei commensali, pur di fargli cambiare canale. Ho anche spiegato la mia teoria dell'esperimento sociologico. Forse ricorderete che quando, fu lanciato il Grande Fratello, dieci anni fa, si disse, per nobilitarlo, che più che un programma televisivo consistente nell'osservazione attraverso il buco della serratura, si trattava quasi di un esperimento sociologico, che avrebbe permesso di studiare l'interazione di un piccolo gruppo di esseri umani in condizioni di parzale isolamento. La mia idea fu subito che era certamente un esperimento, ma fatto sugli italiani, per cercare di scoprire se erano così coglioni da riuscire a propinargli per settimane quello che facevano una decina di fessi chiusi in una casa: se l'esperimento fosse riuscito, allora negli anni a venire (che poi sarebbero i nostri) si sarebbe riusciti a propinare agli italiani qualsiasi cazzata. Beh, l'esperimento mi pare riuscito, e adesso io sono solo contro 60 milioni di grandifratellisti.
Alla fine, ho tentato la domanda-fine-di-mondo. E ho detto, quasi incazzato: - Ma può essere mai che quello che fanno quei fessi vi interessa davvero?
Risposta: - Sì

GAME OVER

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