10 novembre 2011

Un libro, una rivolta

Ho da poco letto Uomini e no, di Vittorini, comprato su una bancarella. Doveva essere la bibliotechina, intonsa, di qualcuno, ormai ceduta via: libri perfetti, mai aperti, tutti Oscar Mondadori. Hanno i bordi delle pagione ingiallite, la colla della rilegatura indurita, profumano di vecchio e di buono. Ne ho comprato qualcun altro. I primi titolli della collana, usciti nel 65, hanno come autori Hemingway, Cassola, Sartre, Buzzati, Steinbeck, Gogol, Wilson, Austen, Greene, Maugham...però, mi dico, non ci sono Coelho e De Carlo, e trovo la cosa consolante.

Giro la copertina del libro di Vittorini. Mi colpisce la descrizione della collana: "Gli Oscar, i libri-transistor che fanno biblioteca. [...] Gli Oscar sono i libri 1965 per gli italiani che lavorano: per gli operai, per i tecnici, per gli impiegati, per i funzionari, per i dirigenti, per i professionisti, per gli studenti, per la famiglia, per tutti i membri attivi e informati della società". Ecco, mi colpisce soprattutto quell'espressione: "per tutti i membri attivi e informati della società".

Sarebbe un buon antidoto in un'epoca e in un paese in cui il libro viene considerato al rango di una fuga dalla realtà per sempliciotti, per comunisti, per ragazzine, adatta a menti troppo romantiche, che non sono in grado di reggere all'urto di una post-modernità così compiaciutamente disordinata e violenta

Sarebbe bello pensare che in Italia la rivolta potesse iniziare dai libri.

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